Siamo sotto elezioni e, da italiani, abbiamo il dovere di votare per scegliere chi ci governerà sia in Italia e sia in Europa.

Siamo sotto elezioni e, da musulmani, abbiamo il compito di votare per cercare di sostenere un partito o un politico, che possa essere d’aiuto al riconoscimento dell’Islam in Italia. Fare un patto con chi produce leggi è un dovere per la crescita e la buona conoscenza della nostra religione.

La scelta, quindi, è importante e va ponderata.

Non affidarsi al primo partito o uomo politico solo perché è amico o promette qualcosa dopo essere eletto; è un atto eticamente scorretto e ancor di più “islamicamente” non accettabile.

Neanche affidarsi a un partito che sembra possa dare speranza di rappresentanza a qualche sorella o fratello come simbolo di tutti i musulmani in Italia, quando tale partito ha valori o ideali contrari alla nostra fede. Cosa che un musulmano dovrebbe sistematicamente rifiutare.

La scelta dovrebbe, invece, basarsi sull’onestà dei candidati di una certa lista, sulla genuinità del programma elettorale proposto e, soprattutto, sul rispetto dei valori della nostra fede.

Non certo si può votare chi ha tra le sue idee quella della superiorità di un colore della pelle, di un paese o religione rispetto a un’altra, come alcuni movimenti che si collocano a destra, così come non si può sostenere o votare chi fa battaglie per la liberazione delle droghe, per la regolamentazione delle coppie gay o di fatto, per il riconoscimento delle adozioni per coppie omosessuali, per la morte assistita o per l’utero in affitto. Battaglie- queste – portate avanti dalla maggior parte dei partiti di sinistra. Principi che, comunque, sono contrari all’Islam e che un buon musulmano dovrebbe rifiutarsi di condividere.

Tra i vari schieramenti bisognerebbe scegliere quello che si avvicina di più alla nostra idea religiosa nella vita: il rispetto per la famiglia, per la comunità, per la religione, per l’uomo-donna come essere umano e per i valori di pace e rispetto tra popoli diversi, per la regolamentazione del singolo individuo nella società, sia del cittadino residente sia del cittadino ospitato, per l’accettazione delle regole dello Stato in cui si vive e col quale confrontarsi, al fine, da un lato, di migliorare il rapporto comunicativo con lo stesso e, dall’altro, di intensificare il processo di integrazione culturale, sociale e religiosa.

Scelta, sicuramente, non semplice che si presenta nei prossimi giorni, in cui ognuno di noi dovrebbe riflettere su cosa è più vicino all’Islam, lasciando da parte eventuali antipatie personali per il singolo candidato e lasciando da parte anche quei partiti che parlano di accoglienza, integrazione e che, invece, attuano progetti completamente differenti rispetto a quello che ci è stato insegnato come musulmani.

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