Se ci deve essere una trattativa per l’Islam italiano, che siano gli italiani convertiti a farlo, sempre con il supporto dei nostri fratelli stranieri.
Tutto ciò preclude una via lineare allo sviluppo all’Islam italiano, dove un fattore di inclusione più che di integrazione sarebbe la strada più naturale, ‘viaggiando’ in accoppiata con i ragazzi musulmani di seconda generazione, dove spesso e volentieri non hanno quelle distanze culturali che ci sono tra gli immigrati di prima generazione che risentono del loro retaggio culturale.

Essere musulmano non vuol dire arabizzarsi.

La nostra cultura non va repressa o messa da parte, poiché l’Islam non distrugge le culture del mondo, anzi le ingloba e le fa sue per una migliore comprensione tra i popoli e le società.

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