L’ANMI (Associazione Nazionale Musulmani Italiani) prende atto e condanna, a voce del presidente Raffaello Yazan Villani e del Direttivo, i fatti gravissimi protratti negli anni ed emersi solo grazie ad un servizio del programma televisivo “Le Iene“, andato in onda ieri sera su Italia 1. Si tratta del caso dell’imam di Cremona, accusato da diverse ragazze di usare metodi non ortodossi per praticare la Ruqijaa (الرقيةة).
Si tratta di un atto religioso, molto in uso nel nord dell’Africa, eseguito da persone religiose, che si fa sia a chi si ritiene posseduto da demoni, sia a chi presenta “strane” malattie, ma anche per velocizzare la guarigione dei malati in cura con la medicina ufficiale. La Ruqijaa avviene tra il religioso e la persona che ne richiede l’esercizio, con la recitazione di alcuni versetti particolari del Sacro Corano.
Il presidente racconta di esser stato avvisato del servizio andato in onda in tv, su quell’imam che svolgeva esorcismi in modo anomalo.
Rimasto scosso da quanto appreso su questo imam di nome Nabil Issaa, di origine egiziana, il presidente ha chiesto ai soci se il tutto risultasse vero o se si trattasse di una montatura: “Proprio mentre si discuteva nel gruppo WhatsApp, mi arriva un messaggio in privato da parte di una sorella che mi dice di voler parlare con me”, afferma Yazan Villani, “le rispondo affermativamente ed ascolto i suoi messaggi che mi lasciano incredulo e contrariato per il fatto che una simile realtà sia venuta a galla solo grazie ad una trasmissione televisiva e non dal dialogo all’interno della comunità islamica“.
Qui di seguito i messaggi vocali ricevuti, ai quali è stato alterato per ovvie ragioni di riservatezza il timbro. Sono testimonianze autentiche e verificate, che non lasciano dubbi sull’accaduto e confermano ulteriormente quanto riportato nel servizio delle Iene:
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Il presidente continua: “Sentito il Direttivo, consigliamo a tutti i musulmani italiani di allontanarsi in modo definitivo da quel personaggio che infanga la nostra religione e la mette in cattiva luce, offendendo l’onorabilità delle nostre sorelle; chiedo, inoltre, a tutte le musulmane che hanno subìto tali abusi o a tutti coloro che ne sono a conoscenza di mettersi in contato con noi e farsi avanti come ha fatto questa coraggiosissima sorella, per poter agire e chiedere giustizia per chi sfrutta la sua posizione per i propri malsani interessi“.
“Questo è anche un altro motivo per il quale chiediamo fermamente che ci sia un tavolo d’incontro per appianare le divergenze con lo Stato Italiano – conclude il presidente ANMI – ed avere finalmente un riconoscimento della nostra fede per ovviare a situazioni incresciose come questa“.
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