Il consiglio giuridico nell’Islam è un organismo composto da sapienti/dotti/professori (Mufti – المفتي, ‘Ulema – العلماء, Qadi – القاضى), detto in arabo shura – شورى, può emettere sentenze o opinioni religiose dette fatawah – فتاوى.
Le fonti della giurisprudenza musulmana
Ogni musulmano che rispetta la religione segue la legge di Dio nella sua vita privata e quando può in quella pubblica. Legge che deriva dal Libro Sacro, il Qur’an e dai racconti del profeta Muhammad, la Sunnah. Questa legge è conosciuta come Shari’ah – الشريعة, “il percorso corretto”. Percorso che nel tempo ha portato all’interpretazione della legge divina detto fiqh – فقه, o giurisprudenza islamica.
La giurisprudenza islamica è usata dai sapienti per emettere sentenze su richieste di singoli musulmani che cercano indicazioni religiose su una questione specifica. Nell’Islam sunnita le fatawah sono strettamente consultive; nell’Islam sciita invece, le fatawah, sono obbligatorie, ossia devono essere seguite a tutti i costi.
La giurisprudenza islamica segue differenti pensieri e linee guida che messe insieme rappresentano il 100% della Sunnah del Profeta, sono quattro e singolarmente vengono detti madhab – مذهب, o scuole giuridiche, e sono:
La scuola Hanafi è considerata la più liberale e la più focalizzata sulla ragione e l’analogia. Fu diffusa dagli Abbassidi, era il fiqh dell’impero Ottomano ed è diffusa nei Balcani, nel Caucaso, in Asia centrale, in Cina, Egitto, India, Pakistan, Turchia e in gran parte del mondo arabo.
La scuola Hanbali, la più conservatrice dell’Islam e focalizzata su testi e non sul ragionamento personale e rifiuta l’analogia come fonte. Seguita in Arabia Saudita e nell’Afghanistan dei talebani.
La scuola Maliki è l’unica scuola che considera il consenso della gente di Medina del VII secolo come una fonte di legge, nella convinzione che il popolo di Medina abbia conservato meglio le tradizioni del Profeta, procede per analogia utilizzando criteri sussidiari quali la valutazione del bene comune. Diffusa nell’Africa settentrionale e sub-sahariana, in alcune parti del Golfo Arabo. Era la giurisprudenza seguita dal regno dell’Andalusia (Spagna e Sicilia).
La scuola Shafi’i fu la prima scuola a inquadrare le fonti della legge islamica in ordine di autorità, con al vertice il Corano, seguito dalla Sunna, dal consenso degli studiosi musulmani e dall’analogia, dando molta importanza alla Sunnah, ma solo nelle parti direttamente risalenti al Profeta. Diffusa in Brunei, Indonesia, Malesia, Yemen e in alcune aree del Medio Oriente.
Sentenze emesse (Fatawah):
- richiesta di divorzio femminile;
- richiesta ambiente di lavoro halaal;
Chi è il CGMI?
Il Consiglio Giuridico Musulmani Italiani è diretto dal presidente Mufti Dr Umar Muhammad.
Fanno parte del consiglio un altro Mufti specializzato e un Qadi, italiano, con hijaza nel campo del matrimonio e divorzio musulmano.
Del Consiglio fa parte anche il Presidente dell’Associazione il Minareto anmi aps.
Mufti Dr Umar Muhammad
Che cosa è il CGMI?
Consiglio Giuridico
Musulmani Italiani
Il CGMI, Consiglio Giuridico Musulmani Italiani è la shura dell’Associazione Il Minareto anmi aps, composto da due Mufti esperti che conoscono le problematiche dell’Europa e dell’Italia e da un Qadi italiano, che hanno i requisiti di emettere fatawah riconosciute in tutto il mondo musulmano e di conseguenza in Italia.
Il CGMI essendo formato da sapienti sunniti, ha strettamente parere consultivo, anche perché in Italia l’Islam non ha ancora nessun riconoscimento ed esso non ha autorità legale nella Repubblica italiana e non può imporre alcuna sanzione.
Le sentenze emesse devono essere accettate volontariamente e secondo la propria fede. Possono essere impugnate dalla legge italiana a solo scopo divulgativo o esplicativo del comportamento di persone di fede musulmana in eventuali procedimenti che riguardano la legge italiana.
Il CGMI si occupa soprattutto di divulgazione della corretta fede musulmana, di casi riguardanti matrimoni e divorzi, di problematiche riguardanti la vita domestica delle famiglie musulmane in privato e nei casi pubblici dove si può esprimere un parere, si occupa della risoluzione di eventuali diatribe private tra musulmani e di violenza domestica.
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